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LOCALITA' PROVINCIA DI PESCARA
ROCCACARAMANICO  PE
Roccacaramanico  PE
Cenni storici, natura, arte e cultura.
È ipotesi corrente che Roccacaramanico sia sorta come punto strategico, di osservazione e di difesa dell'accesso alla valle. La sua storia si intreccia con quella di Caramanico: risultano infatti entrambi nell'anno 875, data di fondazione del Monastero di Casauria, tra i possedimenti della badia. È rilevante però, per la storia locale, un documento del 16 giugno 1520 nel quale, con l'assenso di Prospero Colonna, signore della terra di Caramanico e della Rocchetta (alias Roccacaramanico), si stabiliva tra l'altro che i due territori e tenimenti fossero distinti e separati. Nel 1806, abolita la feudalità, Caramanico e Roccacaramanico furono dichiarati Comuni liberi, con amministrazioni indipendenti. In quegli anni, alla Rocca, il sistema agro-pastorale vigente consentiva di soddisfare le esigenze primarie della popolazione, con una vita semplice e laboriosa. Si coltivavano cereali, legumi e, in piccola quantità, anche il lino. Pochi erano gli ulivi e le viti. Diffusi i funghi; i prati erano ricchi di erbe spontanee medicinali. Si allevavano ovini, caprini, suini, ecc. Era praticata l'apicoltura che offriva cera e miele; redditizia era l'industria del baco da seta. C'erano alberi da frutta come: ciliegi, peri, meli, castagni, noci, ecc. Nei boschi predominava il faggio, ma non mancavano aceri, càrpini, ontàni, querce, olmi, sorbi, ornielli ed altri. Si estraeva legname per le varie costruzioni e da esso il carbone vegetale. Se il XIX secolo può essere considerato il periodo migliore per le possibilità esistenziali del borgo montano, il XX secolo è per Roccacaramanico il secolo del dolore, dell'amarezza, della lotta e della resa. Con l'avvento della società industriale inizia un sensibile spopolamento. I valori di un mondo arcaico e le tradizioni popolari cominciavano, nei primi anni del Novecento, ad offuscarsi: si moltiplicano le esigenze, all'iniziale benessere si sostituisce il fenomeno della povertà e del sottosviluppo che portarono, nel corso degli anni successivi, ad amarezze, dolori e lotte. Nel 1929 il Governo dispose che i comuni che non erano in condizioni di offrire servizi dovevano essere aggregati. Fu così che Roccacaramanico fu unito al comune di Sant'Eufemia a Maiella, con decreto del Re Vittorio Emanuele III. Disaccordi, reclami per cattiva amministrazione, ingiustizie, soprusi, disinteresse per i primari problemi della frazione, aumenti ingiustificati, contribuirono a un lento, ma inesorabile esodo migratorio verso l'Australia e gli Stati Uniti. Nel 1971 erano rimasti soltanto 20 abitanti, Alla fine degli anni '80 l'anziana Angiolina era rimasta sola, attirando l'attenzione dei media sul paese quando Raffaella Carrà la intervistò nel corso del programma "Pronto Raffaella?". Tuttavia dagli anni '90 si è profilato il fenomeno di una presenza periodica, ma continua, durante il fine settimana e la stagione estiva. Piccoli nuclei famigliari di varia provenienza hanno acquistato e recuperato abitazioni in rovina per utilizzarle come seconde case, favorendo lo sviluppo del paese. Il "paese fantasma", come anni addietro era definito Roccacaramanico, sta tornando lentamente a vivere. Nel 2012 Roccacaramanico viene nominata "Meraviglia Italiana", favorendo lo sviluppo del turismo già in voga negli anni precedenti.
Oggi Roccacaramanico, frazione del comune di Sant'Eufemia a Maiella, in provincia di Pescara, è conosciuta per essere d'inverno una località estremamente nevosa, grazie all'esposizione diretta alle correnti fredde balcaniche. Il borgo medievale è arroccato ad oltre 1100 metri su livello del mare su uno sperone roccioso che sovrasta la valle della Majella. I principali monumenti sono:
- la Chiesa madre della Madonna delle Grazie, ricostruita nel Quattrocento e rimodellata dopo i vari terremoti, presenta una struttura di capanna tratturale priva di ornamenti se non un portale a tutto sesto sul lato sinistro. Il campanile è una torre quadrilatera con arcate rettangolari e un pinnacolo come tetto;
- il Museo Etnografico "Diana e Tamara", sito nel municipio, che fino all'Ottocento era la chiesa di Sant'Antonio. Il museo mostra reperti e tavole con cui sono descritte le usanze contadine abruzzesi.

Fonte: Wikipedia
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